SONDAGGIO SULLA PENA DI MORTE

 

Cosa pensano gli studenti del Liceo Sabin rispetto alla pena di morte? Abbiamo ottenuto la risposta grazie al sondaggio creato dalla classe 4Rsu. Riportiamo e analizziamo di seguito i risultati ottenuti.

 

  1. Al questionario, somministrato online, hanno partecipato 772 studenti su 1297, circa il 60% degli studenti frequentanti. Un ottimo risultato che ha dimostrato interesse e partecipazione da parte degli studenti del Liceo.
  2.  I risultati del nostro Liceo sono in linea con i dati nazionali sulla pena di morte, riferiti ad una ricerca sugli adolescenti (ricerca condotta dall’Osservatorio Generazione Proteo su 20.000 studenti italiani tra i 17 e i 19 anni nell’anno 2017: il favore nei confronti della pena di morte è del 31,7%). Nella nostra scuola emerge addirittura una percentuale inferiore (29,1%) di persone che considerano la pena di morte come giusta e necessaria.
  3. L’età non conta! Indipendentemente dalle fasce di età analizzate i risultati sono abbastanza simili tra di loro. Però potremmo attribuire questa piccola differenza (21,3% e 26,2%) di favorevoli alla pena di morte,  alla maggiore fiducia nelle azioni umane da parte dei più giovani e per il fatto che questi ultimi siano più influenzabili da figure di riferimento, quali insegnanti e genitori.
  4. Le donne in prima linea! Le ragazze in media sono più inclini a rifiutare la pena di morte; probabilmente questo risultato è frutto non solo di una maggiore empatia e sensibilità, ma anche di una maggiore informazione e maturità intellettuale: infatti la percentuale delle ragazze (24,1) sale fino al 36% con i maschi.
  5. Dal grafico seguente risulta che gli studenti non sono molto informati riguardo al numero di messi a morte nel 2016 che equivale a 1032 persone; infatti il 13,8% (5,3% + 8,5%) di studenti si avvicina alla reale cifra.
  6. La pena di morte, al contrario di quanto ritiene il 29,4%, non fa in alcun modo diminuire il numero di crimini commessi, poiché chi li compie crede di non poter essere scoperto.
  7. Chi uccide merita la morte? Il 30,6% ha risposto di sì, percentuale leggermente più alta rispetto al 29,1% di studenti che si ritiene favorevole alla pena di morte.
  8. Lo stato ha il diritto di sopprimere gli individui pericolosi per la società? Il 34,2% ritiene di sì. Chi ha risposto positivamente a questa domanda si affida la piena responsabilità allo Stato per la sicurezza dei cittadini, e quindi la risposta evidenzia anche un ripensamento di chi prima si è dichiarato contrario alla pena esecutiva. In realtà nemmeno lo Stato ha il diritto di togliere la vita a qualsiasi cittadino, poiché è proprio l’insieme dei cittadini che costituisce lo Stato stesso. Come giustificheremmo un errore dello Stato se togliesse la vita ad un innocente? Dovrebbe pagarne le conseguenze lo Stato stesso, ovvero noi? 
  9. Per l’1,8% (14 studenti) che crede che la pena di morte sia in vigore in Italia c’è una buona (o cattiva) notizia per te! La pena di morte non è in vigore in Italia[1].
  10. È allarmante pensare che il 27,8% reintrodurrebbe la pena di morte in Italia. Questo è sintomo di una grande convinzione politica, ricerca di sicurezza nel paese in cui si vive e anche una disinformazione rispetto ai dati reali sulla pena esecutiva. 

    PERCHÉ NO ALLA PENA DI MORTE?

    • La pena di morte viola il diritto alla vita. La Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, che chiedono l’abolizione della pena di morte, riconoscono il diritto alla vita. Un riconoscimento sostenuto anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel 2007 e nel 2008, ha adottato una risoluzione che chiede, fra l’altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.
    • La pena di morte è una punizione crudele e disumana. La sofferenza fisica causata dall’azione di uccidere un essere umano non può essere quantificata, né può esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verrà per mano dello Stato. Sebbene le autorità dei paesi mantenitori continuino a cercare procedure sempre più efficaci per eseguire una condanna a morte, è chiaro che non potrà mai esistere un metodo umano per uccidere.
    • La pena di morte non ha valore deterrente. Nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia un deterrente più efficace di altre punizioni.
    • La pena di morte è un omicidio premeditato dello stato. Eseguendo una condanna a morte, lo stato commette un omicidio e dimostra la stessa prontezza del criminale nell’uso della violenza fisica. Alcuni studi hanno non solo dimostrato come il tasso di omicidi sia più alto negli stati che applicano la pena di morte rispetto a quelli dove questa pratica è stata abolita, ma anche come questo aumenti rapidamente dopo le esecuzioni.
    • La pena di morte è sinonimo di discriminazione e repressione. Nelle mani di regimi autoritari, la pena capitale è uno strumento di minaccia e repressione che riduce al silenzio gli oppositori politici.
    • La pena di morte può uccidere un innocente. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In alcuni paesi, il segreto di Stato che circonda la pena capitale impedisce una corretta valutazione di questo fenomeno
    • La pena di morte nega qualsiasi possibilità di riabilitazione. Qualunque sia il metodo scelto per uccidere il condannato, l’uso della pena di morte nega la possibilità di riabilitazione, di riconciliazione e respinge l’umanità dellapersona che ha commesso il crimine 

      La pena di morte in Italia è stata abolita nel 1994. Attualmente lo Stato italiano non prevede la pena di morte in nessun caso. La prevedeva invece il codice penale militare di guerra. La pena capitale era già stata bandita nel 1889 e ripristinata con una legge del 1926. Dopo la caduta del fascismo venne abolita, tranne che per i reati fascisti e di collaborazione. Nel 1945 si ammise nuovamente come misura temporanea per gravi reati. Fra il 26 aprile 1945 ed il 5 marzo 1947 vennero giustiziate 88 persone per avere collaborato con i tedeschi. Furono le ultime esecuzioni effettuate in Italia. Con la Costituzione della repubblica italiana del 27 dicembre 1947, la pena capitale fu bandita sia per i reati comuni, sia per i reati militari commessi in tempo di pace.  Fonte: Focus.it

       

      A cura di Giada Viscido e Simona Sanfilippo (4RSU)

      con la collaborazione di Emma Dal Monte Emma e Matilde Zappata (2SSU)

       

      I risultati del questionario sono online, visibili al seguente link:

      https://goo.gl/XC5bp7

       

       

       

       

       

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